Avrei potuto intitolare queste poche righe come itinerari del gusto, ma pensandoci bene anche itinerari della tradizione o della nostalgia. Sono una guida turistica della associazione Turislucca e quindi iI turismo c’entra per forza. I tortelli lucchesi comunque sono per il sottoscritto una pietra miliare nella gastronomia locale. Prima del farro (cibo per poveri scomparso dalle nostre tavole dal dopo guerra e riesumato per pura moda del casual dalle nuove generazioni), prima della garmugia (brodetto gustoso ma leggero di verdure fresche primaverili) o della stessa torta coi becchi, regna sovrano per il ghiotto lucchese il tortello condito al ragù. Vera festa per gli occhi, per il palato e per lo stomaco, molto meno per il fegato e per la linea.
Ricordo con nostalgia i giorni di novembre, quando bambino e poi ragazzo, aspettavo che mio zio sbottasse il vino novo del suo podere di campagna lucchese ad “Arsina”, per poter assaggiare, in un banchetto luculliano, i tortelli fatti dalla Franca, sua contadina. La consitenza della pasta fatta a mano sotto i denti, il gusto aromatico, quasi esotico (o erotico ?) del “pepolino” (varietà di timo), il ragù di carne bianco, si impongono ancora prepotentemente nei miei ricordi gustativi ponendo un “post quem” invalicabile. Solo quelli per me erano i veri tortelli lucchesi. Oggi alla ricerca di quei sapori vagheggiati, potrei comunque indicare alcuni locali dove si mantiene degnamente quasta tradizione culinaria basata sul tortello. Se volete, ma solo se me lo chiederete espressamente, farò in un altro blog una mera lista con relative stelle di qualificazione al merito. Al momento mi limito a dare una delle molte ricette che esistono sui tortelli. Linkate pure.
Gabriele