Quarantotto ore prima del lockdown ho avuto come una visione degli avvenimenti futuri. Non so quanti altri colleghi avessero la percezione della crisi profonda che si sarebbe abbattuta su tutta la filiera del comparto turistico italiano e, più in generale, di quello internazionale. Se avessi le stesse capacità divinatorie con il gioco d’azzardo o nelle scommesse a pagamento sarei milionario.
Purtroppo non è così e ho potuto solamente costatare con amarezza che le mie previsioni erano giuste: siamo senza lavoro o quasi.
Dico quasi, perché quella percezione, assieme al notevole tempo a mia disposizione per vedere cosa si poteva fare in quelle condizioni, ha spinto me e il team Turislucca di cui faccio parte a pensare se e come si poteva risolvere il problema. È apparso chiaro che i flussi dei gruppi organizzati turistici extra europei, cioè fuori dall’area Schengen, non sarebbero tornati per almeno un anno e forse più. Cosa fare? Piangersi addosso? Non è nel nostro stile. Abbiamo pensato allora che l’unica cosa da fare fosse quella di provare a mettere in atto una efficace riorganizzazione e rimodulazione delle nostre competenze e dei nostri programmi.
Il target è divenuto quindi il turismo individuale non organizzato e di prossimità. Cosa si intende per prossimità? Un turismo cittadino, regionale, nazionale e, se pur in minor numero, un turismo composto da nuclei familiari proveniente da quei paesi che confinano con l’Italia e che sono in grado di spostarsi con un mezzo proprio.
Cosa potevamo offrire come prodotto appetibile? Come intercettarli? Abbiamo cominciato a lavorare su più livelli.
In un primo momento abbiamo realizzato piccoli video home made rivolti ai locali e ai nostri clienti all’estero, al fine di mantenere i contatti e fidelizzare la vecchia e la possibile futura clientela individuale.
Abbiamo poi contattato le istituzioni locali (Comuni limitrofi, fondazioni bancarie, associazioni private) per sensibilizzale riguardo il nostro problema e individuare itinerari e temi appetibili alla clientela che avrebbe voluto godere della libertà in maniera consapevole del dopo lockdown.
Abbiamo quindi ideato e realizzato nuovi itinerari da pubblicare sui nostri siti e sulle piattaforme digitali a pagamento.
La promozione è stata realizzata tramite mailing (utilizzando la mailing list della clientela acquisita nel tempo), tramite articoli apparsi su quotidiani locali e, ovviamente, tramite i social.
Ora abbiamo un calendario dei nostri eventi che è stato inviato anche alle televisioni locali e regionali (per conoscere quello di settembre 2020, clicca qui).
Un altro prodotto rivelatosi vincente sono state le “visite guidate a raccolta”, denominate LookatLucca: in doppia lingua inglese-italiano (e da pochissimo anche in lingua tedesca), rivolte ai turisti di passaggio che desiderino visitare in due ore il centro storico di Lucca senza dover fare prenotazioni preventive. Basta presentarsi all’appuntamento quotidiano. Ciò che mi chiedo è come sia possibile con i nostri mezzi e senza l’uso di siti a pagamento far sapere ad un maggior numero di persone non italiane l’esistenza di questo servizio di tour guidati.
La “battaglia” per la sopravvivenza della nostra specie è ora in pieno svolgimento. Solo alla fine di ottobre saremo in grado di valutare l’efficacia delle nostre iniziative, nella speranza che quanto prima si ritorni se pur gradualmente alla normalità del viaggiare per il piacere di incontrarsi e venga diffuso un vaccino efficace.
Gabriele