Nella lunga esperienza da guida turistica e grazie ai molti seminari di archeologia che ho seguito, ho imparato che varie erano le tecniche di costruzione muraria relative ad edifici presenti in città dal IV secolo a circa il XII secolo d.C.: tutti i muri e le fondazioni, con varianti più o meno evidenti a causa di maestranze diverse, erano in ciottoli di fiume (localmente detti “cotani”). Ciò si deve alla perdita, in epoca alto medievale, di capacità tecnologiche nel produrre mattoni, almeno sino al XII secolo. Ne conseguiva l’eventuale riciclo di materiale in cotto dei soli mattoni prodotti in epoca romana. Si consideri che il mattone in cotto fu la vera “arma” in epoca classica romana, in grado di erigere qualsiasi tipologia di edificio: dalla piccolissima e minimale edilizia privata al colossale edificio pubblico.
Perché vi dico questo?
Per quel che posso, da guida turistica, cerco con attenzione e curiosità di osservare, comprendere, comparare e, successivamente, assemblare “artigianalmente” per poi divulgare tutti quegli elementi che fanno parte di un “lessico”, direi di un “vocabolario”, della storia e del territorio che sono alieni, a volte incomprensibili a chi si avvicina per la prima volta a questi argomenti.
Ecco un esempio: entriamo nella cripta che si trova sotto il coro dell’abside della chiesa di San Michele in Foro.
Scese le scalette del coro absidale, l’occhio si ferma immediatamente sul paramento murario visibile ai limiti della cripta, in direzione del corpo principale della chiesa sovrastante. Muro che presumibilmente faceva da divisorio fra la zona del culto ed un altro spazio destinato a chi era ammesso ad assistervi, o forse, ancora, uno spazio per una scola cantorum.
Osservando la tecnica di costruzione di questo muro, noto interessanti elementi. Anche in questo caso il sodo murario, come nella totalità degli esempi descritti nelle relazioni archeologiche che riguardano altri muri, è costituito da pietre legate da malta. Nel lato del muro rivolto verso l’abside questo è composto da “cotani” di fiume spezzati.
Il muro, tuttavia, è ancora parzialmente intonacato. Oltre a ciò, la cosa notevole e degna di attenzione è che questo lato più interno e più importante per il culto, è intervallato da paraste semi circolari. Fatto interessante è che queste sono costituite non da pietre, ma bensì da elementi in laterizio di forma semicircolare. L’elemento del laterizio in cotto semicircolare denota indubbiamente tecniche evolute di produzione non riscontrabili, ad esempio e per quanto ne so, nei paramenti murari più o meno coevi negli scavi dell’antica Cattedrale di Santa Reparata a Lucca, né in altri edifici cittadini emersi da scavi archeologici assimilabili a questi.
C’è anche un’altra novità. A meno che l’umidità prodotta dalle frequenti infiltrazioni d’acqua del sottosuolo non abbia modellato incredibilmente queste colonne, le paraste sembrano presentare alla base, che meglio si è conservata, evidenti tracce di intonaco modellato, con scanalature a guisa ed in forma di colonna dorica.
Sono, questi, elementi di grande fascino che ci presentano l’interno di una cripta particolarmente elegante, con forti richiami classici. Come esempi di riferimento possiamo pensare ad alcune famose cripte risalenti, come fondazione, ad epoca tardo classica e longobarda come ad Aquileia nella basilica di Santa Maria Assunta e altre nel sud Italia.
Questo stile e gusto così specifico, quasi certamente, ha come riferimento e mimesi i molti pezzi di spoglio e recupero che erano evidentemente disponibili in città. Oltre alla letteratura e ai reperti conservati nei musei locali, ad avvalorare questa ipotesi, sono ancora presenti in situ alcuni esempi di questi frammenti decorati lapidei e marmorei.
Certamente le volte che coprivano lo spazio liturgico erano sorrette da esili colonne romane di recupero. Avvalora questa ipotesi il moncone che spunta ancora oggi dal terreno.
Nel complesso, comunque, siamo di fronte ad un ambiente che presenta il tentativo di riprodurre l’eleganza e la qualità di un ambiente antico riservato a pochi eletti.
Di quello splendore rimangono le briciole. Poco più che una “eco” lontana, riflessa su pochi muri sbriciolati dal tempo. E tuttavia, ciò è sufficiente a far volare l’immaginazione di un visitatore sensibile in uno spazio e in un tempo antico che ci è dato ormai solo modo di sognare.
Anche la parte retrostante del muro di cui vi ho parlato mostra elementi interessanti ma di questo vi parlerò prossimamente e, se volete, di persona durante una delle visite guidate che Turislucca ha in programma in questa suggestiva ma sconosciuta parte della città.
Gabriele