Viaggiare nel tempo. Quante volte ho sognato di viaggiare nel tempo alla ricerca dei miei eroi del passato.
Attenti però, non intendo gli eroi sui piedistalli dei monumenti, nei quadri celebrativi o nei libri di storia scolastici. Intendo invece quei signori, certo sconosciuti ai più, che ho avuto il piacere di conoscere leggendo carte ingiallite negli archivi lucchesi o nei libri impolverati di alcune biblioteche. Gente a volte comune come bottegai, attori, servi, soldati, mercanti, preti o suore rinchiuse nei conventi. A volte invece nobili patrizi, artisti e uomini di cultura. Sono loro i protagonisti che ho incontrato per caso ed hanno colorato con le loro storie e i loro aneddoti di vita a tinte multicolori i miei viaggi immaginari con la macchina del tempo, Sono ancora oggi, nelle mie visite guidate quotidiane, i miei migliori compagni di viaggio.
Lucca 8 maggio 2016: visita con i miei turisti alla Villa Santini Torrigiani di Camigliano.
Proprio oggi ho avuto il piacere di fantasticare un viaggio con la mia macchina del tempo immaginaria ritrovandomi ancora una volta nel 1725 in compagnia del mio fedele amico giunto a Lucca dalla Germania Georg Cristoph Martini detto il pittor sassone.
Sentite come il mio amico cominciò la descrizione di questa villa sul suo diario. Diario che poi rimase rinchiuso per secoli, gelosamente nascosto e inaccessibile, negli archivi segreti della Repubblica di Lucca.
“Sulle colline coltivate che circondano da ogni lato la fertile pianura lucchese, sono sparse tra vigne e oliveti le amene ville delle famiglie patrizie, esse distano in genere tre o quattro miglia dalla città. La più ragguardevole è la villa Santini di Camigliano a 5 miglia dalla città. Ad essa conduce un lungo viale di cipressi in fondo al quale si scorge un notevole palazzo con davanti un grande prato, circondato insieme al palazzo da un muro con una spalliera di verde (…) . Sul prato si trovano due grandi vasche con alti getti d’acqua. (…) Dall’alto del palazzo si gode la più bella vista che si possa immaginare: si vedono giardini, pianure, boschi, verdeggianti colline, il mare i fiumi ed ogni altra cosa che rende così attraente quei dintorni.”
Caro Georg, con queste poche righe ci hai dato una lezione di ciò che dovremmo intendere ancora oggi per architettura funzionale al mantenimento di un territorio agrario che diventa così paesaggio.
La villa ancora oggi ci appare come la vedesti tu alcuni secoli fa, ma non così ciò che si vede a distanza di pochi chilometri.
Ciò che invece i turisti non potranno mai più vedere, loro che non sanno del tuo diario, è forse la sua parte più segreta, più intrigante; la pancia e le viscere della villa: I sotterranei oggi semplici cantine piene di botti vuote. E’ la parte della villa che non faccio vedere mai forse quasi per gelosia o timore che qualcun altro possa intrufolarsi nella “macchina” e viaggiare assieme a noi due vedendo così ciò che vi descrivesti.
“Nei semi interrati vi è una graziosa biblioteca e un locale per le cose d’arte. Sopra la porta che va da una stanza all’altra c’è un ripostiglio pieno di libri, con sportelli a guisa di uscio che si aprono come una porta. Ivi si trovano busti antichi, cammei, sigilli d’avorio o d’agata, oggetti d’arte in argento e diversi reperti naturali. In questi semi interrati c’è perfino una farmacia ben ordinata con relativo laboratorio dove sono sette grandi mortai di pietra messi l’uno sopra l’altro. Nel più alto viene versata dell’acqua che filtra attraverso la pietra arenaria porosa di tutti i mortai e viene così depurata. La chiamano l’acqua dei sette mortai ed è molto sana a bere.”
Che meraviglie ! Che stupore ! Saggezza, alchimia, storia, sapere. La quintessenza delle arti misteriche ed esoteriche si concentrava in quelle stanze per pochi.
Ora quelle stanze, senza la nostra macchina del tempo ed il tuo diario, mi apparirebbero solo come vecchie e ammuffite mura alle quali si addossano legni stantii coperti da trame di ragnatele.
Più in la i giardini all’italiana, con le aiuole ed i fiori colorati. Ma ben altra atmosfera mi hai fatto respirare caro Martini ! I miei turisti non possono vedere ad esempio questa scena che mi hai raccontato:
“Dietro il palazzo c’è un ameno giardino fiorito con parterre, fontane, statue e vasi delimitato da una alta siepe semicircolare come un teatro e dietro c’è un parco di alti cipressi e altri alberi. Il tutto creato in un leggero declivio che invita al riposo. Li vicino c’è un piccolo giardino per gli animali con daini ed altra selvaggina. Vidi anche due pavoni bianchi la cui ruota risalta come uno splendido fiore su di un damasco bianco o su di un altro fondo unicolore.”
Sono luoghi ancora oggi incantevoli. Perciò non mi stupisco di cogliere sguardi di chi sogna ad occhi aperti negli occhi di molti dei miei clienti in visita.
Avrei voluto invece esserci ed esserci da protagonista attivo ( e purtroppo non c’ero !) in qualche altro siparietto più piccante fra le amene frasche di queste dimore per pochi eletti che il nostro Georg non si è fatto sfuggire. Ci racconta infatti che …
“Le dame lucchesi sono per lo più belle. Non posso fare a meno di ricordare la signora Burlamacchi nata Conti che possiede una villa in questi dintorni , madama Ottolini molto vivace e piacevole e la bella madama Santini. Tutte sono allegre e di modi affettati. Tra i cavalieri non regna la gelosia: ogni dama ha un cavalier servente che la conduce in chiesa o ai trattenimenti e che, sebbene con tutto il rispetto le fa la corte. Lo chiamano alla toscana il Cicisbeo. Il marito non gli fa la faccia scura ma io ritengo che con qualcuna questi cicisbei oltrepassino in pieno la misura”
Felici e cornuti, si direbbe oggi ai mariti. Ma a quel tempo pare andasse bene così. Contenti loro contenti tutti.
E ancora di più mi hanno raccontato i miei amici delle carte ingiallite.
Ma per oggi mi fermo qui e mi scuso con chi mi legge per quelli che forse riterrete essere eccessi di fantasia ampollosi ed arcaici.
Comunque sia i fatti raccontati sono veri, non puramente casuali, così come cose e persone.
Anche la villa ha da raccontare assai di più di quanto descritto.
Basta solo pazientare un poco e la macchina del tempo comincerà di nuovo a mettersi in moto e funzionare ed io con piacere a descrivere altre storie di vita vissuta in altri luoghi ed altri tempi.
Gabriele Calabrese