Nel Medioevo la foresta dominava uno spazio molto più vasto di oggi.
Un paesaggio che risultava ostile alla maggioranza degli uomini, generalmente si viveva in un raggio d’azione che non superava i 5 chilometri, solo il 2% dei contadini si azzardava oltre i 30 chilometri dal proprio villaggio.
Ma quello che potrebbe apparirci come un lungo periodo buio e immobile, dall’anno Mille, in realtà, vide una variegata quantità di uomini e donne mettersi in movimento.
I cambiamenti storici, politici, commerciali e religiosi, nonché il perfezionamento di alcuni strumenti agricoli, permisero all’uomo di rimettersi in viaggio lungo i sentieri e le infide vie piene di rovi e di spine.
Le motivazioni erano tante e le più varie: viaggiavano i chierici, vescovi e decani nelle circoscrizioni di loro competenza, viaggiavano i mercanti che dovevano recarsi alle fiere per vendere le merci, nelle grandi piazze mercantili europee, viaggiavano i fedeli in interminabili pellegrinaggi verso Roma, Santiago o Gerusalemme, viaggiavano i soldati in guerra, gli artisti e i pastori per portare gli animali al pascolo.
Da questo punto di vista il mondo medievale non appare per niente come un mondo immobile.
Nel cuore di questi mutamenti si trova anche Lucca, che nel 1061 vide il proprio vescovo Anselmo da Baggio diventare Papa Alessandro II, fautore di una grande riforma all’interno della chiesa, perfezionata poi dal suo successore Gregorio VII.
La presenza di un papa “lucchese” portò alla costruzione di nuove chiese e pievi in tutto il territorio che potessero, oltre a divulgare la parola di Dio, essere luogo di accoglienza per i viandanti.
La lucchesia in tutto il corso della storia e’ sempre stata un importante corridoio di unione tra il centro e il nord-Italia e di conseguenza con il resto dell’Europa settentrionale.
Testimonianze visibili si trovano ancora oggi nei nostri paesi in collina o lungo la Mediavalle del Serchio. Tracce di un passato lontanissimo eppure magnificamente ben conservato in tutto il suo splendore.
Le due pievi di Brancoli San Lorenzo e San Giorgio, la pieve di Diecimo e quella di Valdottavo, la piccola San Martino in Greppo vicino a Borgo a Mozzano o l’imponente duomo di Barga, tanto per citare alcuni esempi.
Una visita a questi luoghi ci mostra senza ombra di dubbio lo spessore artistico degli architetti e degli scultori che dal nord vennero qui a lavorare: Biduino, Raito, Guidetto e tutte le maestranze dei comacini.
Ho passato una bella domenica, seppur lavorativa, tra le pietre delle pievi e i boschi della Mediavalle, un pò pellegrini, un pò ricercatori curiosi e affascinati dal viaggio dell’uomo e delle sue espressioni artistiche.
Probabilmente nell’ XI o XII secolo avremmo avuto altre preoccupazioni che non quella di goderci l’arte nel senso moderno.
Le foreste sarebbero state piene di briganti, le locande povere e maleodoranti, le paludi sarebbero state putride e le acque stagnanti, saremmo stati malvestiti e il senso di paura e di morte ci avrebbe accompagnato ad ogni passo, ma questo non mitiga più di tanto il fascino della storia, di viaggi reali o immaginari di un mondo, quello medievale, che è ancora qui nelle croci dipinte e nei pulpiti, nei demoni e nelle bestie intarsiate sulle facciate delle chiese, nei cavalieri scolpiti sulle lapidi e nelle bizzarre figure come quella del “Brancolino” o di “Re Pipino” sorprendenti quanto buffe e suggestive immagini di un misterioso mondo lontano.