Una bella giornata di sole primaverile. Parcheggio la mia auto nell’ampio piazzale dove decine di bus turistici sono obbligati a fermarsi per vomitare fuori turisti di ogni razza e idioma. Siamo a Pisa, o meglio nel parcheggio scambiatore alla periferia nord di Pisa. Il cupolone del battistero e la torre pendente emergono dai casermoni a poco meno di un chilometro. Devo dire che sono ben disposto a dispensare sapienza di guida turistica ad uno dei numerosi gruppi di studenti che vengono ad ammirare una delle più incredibili piazze del mondo ( ma in fondo, come tutti, hanno in mente solo una torre mal costruita ). I simpatici addetti alla riscossione della “gabella comunale ” per l’accesso dei bus turistici (il termine moderno è check point euro 60) sorridono e si muovono scattanti verso i bus multicolori che arrivano uno dopo l’altro per poi parcheggiare in file parallele sul enorme piazzale. Poco più in là un gruppetto di giapponesi, a piccolo trotto, corre verso il bagno pubblico dove una severa guardiana li farà trattenere i prori bisogni non prima di aver incassato 50 centesimi. Le Apuane sullo sfondo sono un vero spettacolo, ma nessuno qui ci fa caso. Finalemente, dopo un normale ritardo di circa venti minuti, giunge anche il mio gruppo di studenti. Da dove vengono ? Che importa ! In una giornata radiosa come questa gli studenti italiani sono tutti belli e tutti intelligenti…o quasi. Il gruppo si avvicina, le professoresse anche. Una di queste è indubbiamente il leader, si vede. Alza la voce su tutti e ordina di seguirla verso di me. Un sorriso, le presentazioni, i nomi subito dimenticati e via …sulla navetta. La navetta bus è un bestione snodato a “due piazze” di colore arancione capace di ingurgitare pressandole circa 200 persone per fare non più di 500 metri. Il mio buonuore comincia leggermente a scemare in quelle condizioni, anche perchè il caldo e l’intenso odore di dopobarba dell’ anziano turista tedesco che mi è appiccicato addosso non è proprio quello che si può definire una fragranza primaverile.
M.a non importa. Il viaggio è breve. Giusto il tempo di avvertire un insopportabile fastidio nel sentirsi imprigionati dentro un bus da girone infernale. Poveri animali! Ecco come si dovevano sentire quando erano compressi nei carri bestiame in movimento da un recinto ad un altro!
Quello che non va, purtroppo, deve ancora venire. Ma non manca molto, e me ne rendo conto pochi attimi prima che le porte del “gabbione” si aprano. Giusto di sfuggita, fra una testa di un turista e l’altra, gettando un rapido sguado al di la del finestrino della navetta , le vedo. Sono là, confuse fra la massa dei turisti in attesa di accalcarsi uno sull’altro per salire sul “gabbione” . Sono loro le bambine schiave del borseggio a tutti i costi. Giovani forgiate a sopportare tutto e tutti, insulti, spintoni e a volte schiaffi.Vittime esse stesse dei loro padroni a me sconosciuti. Sono le zingare.
E la giornata diventa ai miei occhi nera, anzi plumbea. Non si può più sorridere se non di un sorriso amaro. Non si può far finta di non vederle. Ogni giorno da almeno tre anni sono là, alla fermata della navetta dei turisti. Giorno dopo giorno, gruppo dopo gruppo, borseggio dopo borseggio e …niente cambia.
Ogni giorno decine di turisti ignari vengono “alleggeriti” di migliaia di euro. Ma tanto chi se ne importa ! Sono turisti, vengono da lontano, non pagano le tasse in Italia e sopratutto non votano quindi…che vengano pure spennati. Ecco allora, una volta sceso a terra, che con fare calmo cominciao ad impartire la prima lezioncina ai miei giovani studenti in visita alla città. ” Cari ragazzi volete imparare come si compie un borseggio ? Bene osservate quelle ragazzine. Vedete quella con il bambino in braccio camuffata da turista ? Sta mettendo lentamente la mano dentro la borsa di quella signora grassoccia che si affanna ad entrare nella navetta strapiena. Ora passa il portafoglio alla compagna, che come vedete si sta allontanando velocemente dietro quella siepe. Voilà, il gioco e fatto.” I ragazzi a bocca aperta stentavano a credere a quello che i loro occhi stavano vedendo. Eppure era tutto vero, non era un programma televisivo. Non una lezione edificante, lo so, ma vera vita quotidiana di strada in diretta. Tutto vero e tutto molto triste. Un ragazzo mi ha chiesto: ” ma la polizia non c’è ? ” No ragazzo, i “nostri” in questo film non arrivano mai, anche se li chiami a gran voce ed in tutti i modi, e i “cattivi” qui vincono sempre. Ma la torre ? Già la torre, c’è anche quella ! Non vi preoccupate quella è sempre lì da secoli che pende, pende e non cade mai.
Gabriele Calabrese
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