Il viaggio nella letteratura. Incontro dibattito organizzato dall’università del turismo di Lucca Campus
Si è tenuto pochi giorni fa un interessante incontro organizzato dall’università Campus di Lucca su “il viaggio nella letteratura”. Questo incontro ha fatto parte di una serie di simpatiche occasioni informali fra la cittadinnaza lucchese,studenti, professionisti ed esperti delle varie materie trattate.
In questo caso gli esperti erano docenti e scrittori. fra questi un giovane scrittore, Mondadori, che ha notevolmente animato la discussione.
Era da aspettarselo . una dopo l’altra si sono succedute una valanga di citazioni più o meno note di come veniva vissuto il viaggio da celebri protagonisti della letteratura internazionale dal settecento sino ai giorni nostri. Immancabilmente però la discussione è slittata sul “danno” che, a detta degli esperti presenti, gli stessi autori hanno inconsapevolmente prodotto nell’immaginario collettivo del viaggiatore contemporaneo, cioè il turista. Si è quindi introdotto più o meno inconsapevolmente il tema del turismo di massa e con questo il seguente interrogativo: Può un turista oggi ricevere le stesse emozioni di un Goete, Proust, James ecc.? Quanto nell’immaginario collettivo il viaggiare è invece oggi filtrato più che dalla letteratura scritta, dall’immagine cinematrografica o televisiva ? Si è aperto un dibattito interessante in quanto, a parere di molti, la maggior parte di chi scrive oggi lo fa avendo in mente quasi una possibile sceneggiatura da trasporre poi visivamente, più che una scrittura fine a se stessa. Ho voluto poi aggiungere un intervento personale che credo sia stato opportuno.Ritengo infatti che il valore della letteratura dei viaggi sia ancora valida, oggi come un tempo, in quanto pur avendo oggi quasi tutti noi le possibilità di viaggiare ovunque, nel mondo non potremo mai vistare ogniluogo della terra. Colui che trascrive in senso letterario un viaggio o descrive un luogo nel mondo con i suoi occhi, lo fa per tutti noi a prescindere dalla esatta descrizione dei luoghi narrati. Il fatto che questi si possano poi un domani visitare, rimane una fatto secondario. Un tempo si scriveva anche per la moltitudine di persone che non avrebbero mai viaggiato (salgari docet!). Mi colpì molto, da ragazzo una mia giovanissima amica milanese, non più di 15 anni di età, che con la saggezza di un vecchio affermò che per lei leggere era viaggiare. I luoghi descritti non necessitavano per lei da quel momento un suo contatto diretto, erano già presenti in modo indelebile nella sua mente. Non male come pensiero di una quindicenne che ha tutta una vita da scoprire! Vero?