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Firenze: porta San Frediano, tre motivi per conoscerla

Traffico urbano, spostamenti da un angolo all’altro della città lenti e caotici. Questa ormai è cronaca quotidiana. Anche per un turista che ha scelto di risiedere fuori il centro urbano di Firenze, l’approccio alla città con il proprio veicolo risulta difficile. Se giungiamo dalla parte nord, invito il turista, una volta dipanatosi nei viali di circonvallazione nei pressi di Porta a Prato, a  passare il Ponte alla Vittoria all’imbocco del Parco delle Cascine, e seguire l’indicazione che conduce a Piazzale Michelangelo. Ci troviamo così a seguire il viale Aleardo Aleardi. Nel mio personalissimo itinerario, dopo poco le mura medievali  merlate dell’antica cinta fiorentina ci faranno da punto di riferimento per svoltare a sinistra  su viale Ariosto dove si trova un parcheggio a pagamento. E’ il posto ideale dove lasciare l’auto per andare alla scoperta dell’Oltrarno passeggiando nel caratteristico quartiere di San Frediano. E’ qui che troviamo ancora intatta in tutta la sua imponenza la porta medievale di San Frediano, imbocco alla città lungo la direttrice della via Pisana. Fu edificata da Nino Pisano con le tipiche pietre in arenaria nel 1332 a seguito del più ampio progetto di rinnovamento urbanistico ideato da Arnolfo di Cambio. Questi prevedeva di ampliare  l’ampiezza della città sino con spazi ancora vuoti ed edificabili nella previsione di una incontenibile espansione demografica che fu fermata solo dalla devastante peste del 1348. Si prevedeva di cingere Firenze completamente con mura lunghe 8 chilometri e con l’apertura di 12 porte monumentali. La porta san Frediano era una di queste. Il sublime pittore Filippino Lippi nella chiesa di Santo Spirito nel 1490 inserì sullo sfondo della pala Nerli un tassello di mirabile e struggente  attualità per quei tempi dove si intravede anche la porta San Frediano. Oggi è una delle poche rimaste pressochè intatte dopo le modifiche seicentesche in funzione delle nuove bocche da fuoco e le successive distruzioni ottocentesche di buona parte delle mura per la costruzione dei viali di circonvallazione. Ha un fornice di più di 8 m.  e conserva ancora i portoni in legno alti più di 13 m. fittamente ricoperti dai chiodi di protezione. Secondo alcune cronache fiorentine,  i numerosi prigionieri pisani sconfitti nelle battaglie per la supremazia in Toscana, furono sempre fatti passare da questa porta e prima di entrare costretti a baciare il sedere di un leoncino  in pietra (marzocco) simbolo della potenza fiorentina.

Nel caso però giungeste nei pressi della porta all’ora del pranzo o della cena, ecco un altro buon motivo per prenderla come punto di riferimento gastronomico. Firenze è nota oltre che per la storia anche per la sua schietta e genuina gastronomia popolare. San Frediano è forse il più popolare fra i quartieri di Firenze ed è in grado di esprimere molta di questa  tradizione anche nelle trattorie che qui sono numerose. Proprio accanto alla porta si trova la trattoria “Da Sabatino”. Un ambiente uguale a se stesso da sempre e da sempre gestito dalla stessa famiglia. Popolare è un termine che si adatta pienamente a questo locale frequentato da tutti, ma in particolare dalla gente semplice del quartiere come dal turista in cerca di genuinità. I piatti sono quelli della tradizione toscana e fiorentina a prezzi stracciati. Dipende ovviamente dalla stagione, ma la trippa, i fagioli all’uccelletto con le salsicce, come le pastasciutte, ribollita e vino rosso (non Chianti d’annata!) nei quartini non mancano mai. E la bistecca alla fiorentina? Si domanderà qualcuno. No, non è questo il luogo. Per mangiare la più celebrata, diciamo la “regina” delle carni toscane, dobbiamo lasciare la simpatica trattoria ora descritta e varcare il portone. Basterà oltrepassarlo per non più di duecento metri e raggiungere l’incrocio fra via Sant’Onofrio e via Bartolini.

La trattoria “Antico ristoro da i Cambi” esibisce all’ingresso in bella vista nel suo banco, degli spettacolari tagli di questa carne prelibata e tenera come il burro. L’ambiente è un po’ troppo toscanizzato per un toscano come me, ma per gli altri avventori sarà perfetto. Quello che conta è la ciccia e qui signori miei, pochi discorsi, è veramente buona!

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