In questi giorni di quarantena ci sentiamo limitati della nostra libertà personale, ma accettiamo questo piccolo sforzo pensando che questo serve a tutelare tutti noi in quanto comunità. In effetti, se guardiamo indietro nel tempo, vediamo che la necessità di protezione e di difesa spesso è stata anteposta ai bisogni dei singoli individui.
Mi riferisco per esempio alla libertà di circolazione e ai controlli che si svolsero nel passato nella Repubblica di Lucca.
Le Mura attuali vennero costruite per difendere la città. Si trattò di un ingente sforzo economico e umano nonché di un’opera di ingegneria militare molto avanzata per il tempo.
Le porte delle Mura erano un punto debole di questo potente strumento di difesa ed erano considerate fonte di pericolo se non soggette ad una protezione adeguata.
E’nella prima metà del 1600, quando le mura attuali furono completate, che la macchina della difesa venne affinata.
Allora le porte della città erano tre: quella sud, Porta San Pietro, ovest, Porta San Donato, nord, Porta Santa Maria. Nessuna porta ad est, direzione del nemico temuto per cui le Mura erano state erette: Firenze.
Oltre che un corpo di guardia armata, ogni porta aveva un Castellano che abitava nell’edificio al di sopra della porta stessa. Poteva allontanarsi solo per le funzioni religiose ed era severamente punito se avesse fatto entrare qualcuno privo di lasciapassare nel “Castello”, addirittura se fosse avvenuto di notte sarebbe stato condannato al taglio della testa.
L’apertura e la chiusura delle porte avveniva la mattina all’alba e la sera al tramonto.
Con l’apparizione della stella mattutina, la vita riprendeva poco a poco. Ogni Commissario addetto si recava alla porta di competenza insieme a una squadra di soldati. Dal Palazzo del Governo (l’attuale Palazzo Ducale) partiva il Targetto, che aveva la borsa con le chiavi delle porte. L’apertura avveniva molto gradualmente e con la massima cautela. Dopo aver assistito all’operazione, i Targetti riponevano di nuovo le chiavi nelle borse e facevano ritorno a Palazzo. Al loro arrivo la torre di palazzo suonava per annunciare l’avvenuta apertura.
Durante il giorno i controlli erano molto severi e non ammettevano deroghe. I carri erano sottoposti ad accurate ispezioni, ma particolare licenza era concessa ai carri che avessero trasportato malati, feriti, bambini o donne incinte.
I forestieri che arrivavano in città venivano censiti e potevano accedere solo da Porta San Pietro. Se avevano intenzione di fermarsi dovevano chiedere un lasciapassare, la “bulletta”, che avrebbe permesso loro di trovare alloggio in qualche locanda e anche di uscire dalla città.
Al tramonto i Targetti partivano di nuovo dal Palazzo con le chiavi per chiudere le porte. Ci sono diverse testimonianze di persone che per qualche inconveniente arrivarono in ritardo e furono costrette a passare la notte all’esterno perché Lucca era ormai serrata.
Le tenebre erano sinonimo di insicurezza, pericolo. Le strade si svuotavano e la città si chiudeva in se stessa. Penso che sia la stessa sensazione che si prova a Lucca di notte in questo momento: nessun gruppo di ragazzi che schiamazza, nessun turista, giusto il suono delle campane dell’orologio e i passi dei pochi che portano a spasso il cane.
Le chiavi delle porte diventarono poi quattro nei primi anni del 1800 quando venne aperta la Porta Elisa. Altrettante chiavi che le simboleggiano vennero donate in omaggio al Volto Santo e oggi fanno bella mostra di sé e della loro storia nel museo della Cattedrale di Lucca.
Qualcuno di voi ha mai avuto occasione di vederle?
p.s. per la storia di Porta Elisa ne riparliamo prossimamente ;) a presto!
Lucia