Potreste anche passarci accanto e non accorgervene. La torre delle Ore è stretta in un angolo tra le case alte di via Fillungo.
Dal XIII secolo appartenne ai Diversi e poi ad altre importanti famiglie lucchesi cui passò in modo non sempre pacifico, tanto da venir soprannominata “a “torre della lite”. Non era una delle tante torri di palazzo della Lucca medievale, era una delle più alte della città e collocata in una posizione centralissima, dominante sulla via Fillungo, simbolicamente ineguagliabile. Per questo motivo il Consiglio Generale di Lucca la affittò per collocarvi “orologio bonum, sufficienter aptum et bene distinguentes tempus per horas” infine la acquistò, nel 1490, per il nuovo orologio ad una sola campana, realizzato dal lucchese Labruccio Cerlotti, il più importante orefice e orologiaio in città. Fu posizionato anche un quadrante. Da quella posizione centrale le ore sarebbero state anche visibili oltre che udibili mediante i rintocchi.
Dopo la metà del XVIII secolo, però, il calcolo del tempo “alla romana” con la giornata divisa in quattro parti di sei ore di durata variabile calcolate in base all’alba e al tramonto, venne gradualmente sostituito dalla cosiddetta ora “alla francese” o ultramontana, usata ancor oggi. Li la giornata è organizzata a partire dal momento in cui il sole è allo zenit. Mezzogiorno. Con 24 ore di uguale durata. Dodici prima e dodici dopo. Questo passaggio fu richiesto e favorito dalla diffusione degli orologi meccanici, i quali per essere regolati sull’ora alla romana richiedevano aggiustamenti continui e continui problemi alla manutenzione dei meccanismi. Il passaggio fu definitivo con il dominio napoleonico e l’introduzione dei sistemi unificati di misurazione di tutto.
Vennero modificati i quadranti e i meccanismi degli orologi pubblici. Venne modificato il modo di battere le ore: mezzogiorno e mezzanotte con 12 rintocchi, l’una, un rintocco, le due, 2 rintocchi e così via. Per due volte. Ma a Lucca no. L’orologio di Lucca batte le sei ore, un rintocco, due, tre, quattro, cinque, sei. Poi ricomincia. Per quattro volte.
Per adeguarsi, nel 1752, la Repubblica di Lucca aveva infatti commissionato all’orologiaio ginevrino Louis Simon la costruzione di un moderno meccanismo che fu installato due anni dopo con la collaborazione dell’orologiaio lucchese Sigismondo Caturegli e che oggi rappresenta uno degli esempi più interessanti ancora funzionanti in Europa. Il nuovo orologio aveva, si, un nuovo quadrante e tre nuove campane, fuse dal fonditore lucchese Stefano Filippi, ma il rintocco delle ore rimase alla romana (da una a sei) scandito dalla campana più grande, mentre i quarti sono comandati da due campane più piccole, come d’usanza.
Sopra il vano che ospita il meccanismo dell’orologio si trova la cella campanaria aggettante con quattro grandi finestroni ad arco con vista sulla città e sopra ancora, sul tetto, una banderuola in ferro con il motto Libertas,e la data: 1754.
In questi giorni se ne fa un gran parlare perchè l’orologio della Torre ha ripreso a suonare dopo qualche anno di silenzio e di restauri appassionati dell’orologiaio Giovanni Ermini. Smontato rimontato pezzo per pezzo dopo aver passato lunghi giorni nel laboratorio di Firenze. 250 anni di polvere, grassi ruggine depositati sugli ingranaggi pazientemente puliti con l’insostituibile olio di gomito e l’aiuto di altri appassionati accorsi alla bisogna nello studio del maestro orologiaio.
L’orologio è rimasti diverso tempo nel laboratorio fiorentino suscitando la curiosità dei passanti e non pochi selfie. Fascino dell’analogico batte precisione del digitale 1 a 0. Anche se è digitale, dopo il riposizionamento dell’orologio, il “controllo” della carica che ha sostituito il caro vecchio addetto comunale che ogni giorno saliva i 270 scalini per andare a ricaricare l’orologio con la ricarica a mano (nota per i Millennial: c’è stato un tempo non lontano in cui gli orologi si “caricavano” a mano, propriamente facendo ruotare tra pollice e indice, alcuni raffinati tra pollice e medio, un’apposita molla su un lato del quadrante. Se ti dimenticavi di caricare, l’orologio si fermava e non restava che il sole o un gentile passante a cui chiedere “scusi, mi sa dire l’ora?”).
Per non disturbare ed evitare un eccessivo ‘scampanio’ notturno i rintocchi saranno suonati quotidianamente solo dalle ore 8 alle ore 20. A me piaceva. Che suonasse anche di notte. Ma molti residenti, è comprensibile, non apprezzano. Ricordo che anni fa l’allora sindaco Fazzi, a cui veniva richiesta a gran voce la sospensione dei rintocchi notturni, scese personalmente tra i residenti per verificare le lagnanze e se ne andò via soddisfatto dopo aver parlato con mia nonna la quale, lo rassicurò che l’orologio non dava affatto fastidio, le non lo sentiva quasi. Infatti era sorda, ma questo non lo disse.
Durante il giorno, però, suona quarti mezze e ore piene.
Ma non è finita.
La Torre delle Ore è stata anche il drammatico scenario dell’ultimo atto della vita di Lucida Mansi.
Bella e ricca, la nobildonna che visse a Lucca nel XVII secolo. Si racconta che per mantenere intatta la sua bellezza fece un patto con il diavolo e che al momento del pagamento, la notte del suo compleanno, il 14 agosto 1623, impaurita tentò, senza riuscirci, di fermare la campana che stava per battere l’ora della sua morte. Il Diavolo si prese ciò che gli era dovuto.