Carnevale è come un sogno di lussuria e di splendore
Se per una notte il mondo fosse capovolto.
Se per una notte fosse possibile dire la verità, magari ridendo. Se per una notte il povero fosse ricco, la donna fosse uomo, il magro fosse grasso. Se per una notte fosse possibile deridere il demonio e la morte. Se fosse possibile, almeno per una notte, sbeffeggiare i potenti, renderli ridicoli, burlarli.
La storia del Carnevale ha origini lontane, probabilmente quanto l’umanità stessa. Il sogno di potersi trasformare in un’altra persona, abbandonare la propria condizione di miseria e rovesciare le convenzioni è qualcosa di connaturato nell’uomo.
Nel Medioevo era chiamata la Festa di pazzia, ma già i Greci e i Romani si mascheravano durante i riti di purificazione per identificarsi con le divinità o per sfuggire ai loro occhi severi. Durante i riti dionisiaci o quelli in onore di Saturno, l’intero sistema sociale si sovvertiva. Nelle residenze private ci si lasciava andare ad ogni genere di intrattenimento. Il motto era:“Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”).Terminata la festa tutto tornava al proprio posto.
Queste usanze di origini pagane continuarono anche nel mondo cristiano, finché la chiesa cattolica, nell’impossibilità di fermarle, raggiunse un compromesso, dichiarando che potevano partecipare al carnevale solo coloro che erano disposti a digiunare quaranta giorni prima della Pasqua. Il nome carnevale, infatti, deriva dall’espressione latina carnem levare («toglier la carne»), ed è per questo che, di solito, la festa si chiude il martedi grasso, il giorno che precede il mercoledì delle ceneri.
Nel 1500, grazie al teatro, nascono le “maschere della commedia dell’arte”. Il teatro italiano smise così di essere per pochi eletti e divenne un fenomeno popolare. Gli attori non recitavano testi, ma improvvisavano; vi erano ‘tipi fissi’, cioè personaggi che tornavano da uno spettacolo all’altro, come Arlecchino , Pulcinella, il Capitano, Brighella e tanti altri. Fu una rivoluzione, il teatro divenne un mestiere che permetteva una vita dignitosa a saltimbanchi, acrobati, ciarlatani, narratori che si esibivano in fiere e mercati di tutta Europa.
Questi personaggi erano costruiti in modo semplice: un costume, un dialetto, l’età e una condizione sociale precisa. Avevano caratterizzazioni particolari che colpivano l’immaginazione del pubblico: costumi bizzarri (come quello di Arlecchino), lingue non consuete (come lo spagnolo del Capitano), o l’uso delle maschere, che li ricollegava a periodi di libertà come il carnevale.
Dal teatro al carnevale, dal carnevale al teatro arriviamo così a Venezia, dove per un breve periodo dell’anno il governo concedeva l’illusione, ai ceti più umili, di diventare simili ai potenti, permettendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto. Durante il Carnevale il mondo sembrava non opporre più resistenza, i desideri diventavano realizzabili e non c’era pensiero o atto che non fosse possibile. Questa era Venezia nel Settecento. Venezia era allora il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante e galante, il mondo di pittori come Pietro Longhi e Giambattista Tiepolo, la patria di Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata al Carnevale, così rappresentò lo spirito della festa:
“Qui la moglie e là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.
Ma è con Viareggio che il carnevale in Italia diventa maestoso.
Fin dl 1873 nella cittadina toscana, si festeggia il carnevale in modo originale e diverso da tutte le altre città. Carri, carrocci e carrozze colme di fiori e maschere iniziarono a fine secolo a percorrere la Via Regia. Per un giorno il Governo regalava ai viareggini una giornata di trasgressione, il Martedì Grasso, quando “servi e padroni potevano banchettare insieme”. E così, per un giorno, un “mattocchio” veniva eletto governatore di Viareggio, soprannominato “Puppino” in contrapposizione ai pupponi dell’Amministrazione pubblica.
Era la Belle Epoque con il suo gusto raffinato e la sua eleganza, ammaliata dal “mal de vie” e con la passione del bello, che sulla costa toscana, alle porte di Lucca durante il carnevale sfociava in una irriverente satira politica e sfrenata voglia di divertirsi. Era la Viareggio dell’Art Nouveau di Galileo Chini, quando si poteva incontrare Gabriele D’Annunzio a cavallo sulla spiaggia o Toscanini e Puccini seduti a un tavolo del Caffè Margherita in Passeggiata.
Da quel momento cominciò a prendere forma quello che oggi è uno degli eventi più rinomati e spettacolari del mondo. Il Carnevale di Viareggio che si ripete ogni anno in tutta la sua grandiosità.
Grandi carri allegorici con maschere di cartapesta come navi in mezzo a un mare di gente colorata e divertita. Grandi carri trionfali modellati da scultori e fabbri, in un’atmosfera di musica e danze, satira, ironia, luci e fuochi d’artificio.
Anche quest’anno il grande gioco del Carnevale di Viareggio si ripete per 5 fine settimana con i Corsi Mascherati, sfilate di carri mastodontici e feste rionali.
Si comincia sabato 27 gennaio per concludere con i tre colpi di cannoni sul lungomare in Piazza mazzini il 17 febbraio.
Buon divertimento a tutti, anche quest’anno!
Carnevale è come un sogno
di lussuria e di splendore,
passan facili le ore
nel suo sogno di beltà…
Carnevale di Viareggio 2018
Date e orari Corsi Mascherati
Sab 27 gennaio ore 16.00
Dom 4 febbraio ore 15.00
Dom 11 febbraio ore 15.00
Martedì 17 febbraio ore 17.00
Sabato 17 febbraio ore 17.00