Non passarono molti anni dal suo viaggio in Italia, ed il principe Federico, alla morte del padre Cristiano V, divenne re. Subito volle mettere in pratica ciò che aveva visto ed apprezzato durante il suo soggiorno mediterraneo. Costruì nuovi palazzi nello stile italiano e francese, intraprese riforme volte a umanizzare le condizioni dei più poveri e costruì teatri per lo spettacolo e la musica. Il ricordo di Maddalena era sempre vivo, nonostante si fosse sposato con Luisa di Meclemburgo. Forse quei nuovi palazzi con i giardini e la musica che ascoltava nel nuovo teatro gli ricordavano quei momenti di felicità trascorsi tempo addietro nella piccola repubblica toscana. Il sovrano decise allora di inviare alla sua amata un medaglione con una miniatura che lo raffigurasse come re e forse (chi può dirlo) come futuro sposo. Non ci si deve stupire di questa supposizione visto che alcuni dicono che in seguito fu accusato addirittura di bigamia.
Non passò però molto tempo che il re ricevette a sua volta da lei un dono ma….il suo sconcerto alla vista di questo, fu enorme. Il regalo consisteva in un piccolo crocefisso accompagnato da poche parole: “Ora questo è il mio nuovo sposo”.
Sino a quel momento forse il re non si era reso conto di quanto lontana potesse essere per lui, re si, ma protestante, la mano di una nobile cattolica lucchese. Era passato più di un secolo da quando Lucca aveva assaporato il pericoloso germe dell’eresia calvinista che aveva rischiato di compromettere l’indipendenza della piccola repubblica lucchese. Erano tempi lontani e da allora il più severo cattolicesimo regnava nelle case dei mercanti locali. Era suora, l’avevano costretta a rinchiudersi in uno dei molti monasteri locali. Il re ne era certo. O forse c’era una speranza. La speranza che non avesse preso ancora i voti. Non tutto era perduto ma bisognava agire in fretta e …partire.
Ed il re partì ancora una volta per la Toscana. Ora però tornava da re, e la diplomazia esigeva che gli onori di casa fossero fatti per primi al Granduca di Toscana. La nave che l trasportava sarebbe infatti approdata a Livorno e con un battello leggero, risalendo l’Arno, la prima tappa sarebbe stata Pisa. Le cronache raccontano che Pisa lo accolse con tutti gli onori del caso. Una volta sbarcato soggiornò presso il palazzo Civoli, in via San Martino, adeguatamente restaurato per l’occasione. Per lui erano state affrescate appositamente numerose camere dai pittori Ferretti e Gherardini (vediamo nelle foto la camera dell’alcova e le altre stanze). Gheradini in particolare fu dal re così apprezzato che lo seguì di nascosto in Danimarca. Probabilmente furono anche allestiti dei giochi come quello del ponte ed altri intrattenimenti (Nelle foto: la targa celebrativa del soggiorno del re posta sopra l’ingresso di palazzo Civoli, la camera dell’alcova, le stanze laterali dove si vede l’incoronazione della giovane Danimarca e i continenti che lo plaudono come re, il gioco del ponte nel settecento a Pisa).