Ricordo quando ero studente all’università di Pisa le affascinanti lezioni di alcuni fra i miei professori riguardo all’architettura medioevale romanica in toscana ed in particolare sull’operato dei maestri Comacini nella Toscana nord-occidentale. Quante ore passate sui libri a studiare decorazioni floreali, colonne tortili, bestiari fantastici! Belle ore a ripensarci col senno di poi. Tutto questo patrimonio culturale per me è stato fonte di riflessione, e in questi anni di attività come guida turistica, anche di ulteriore ricerca. Fin dal liceo però, ricordando coloro che in tempi così remoti ci hanno preceduto lasciando tali capolavori, ho sempre fantasticato chiedendomi: ma che facce avevano queste persone ? Chi erano Guidetto da Como e compagni ? Spesso tali domande non hanno risposta, e tutto finisce li. Credo però di aver trovato un filo tenue che annodato ad un altro, ed ad un’altro ancora, mi hanno portato ad indentificarli. E’ stata quasi una ricerca poliziesca da film, dove il ricercato viene individuato grazie ad una serie di immagini sfuocate registrate da una telecamera. Tuttavia, una volta comparate ad altre più nitide, si scopre finalmente l’individuo ricercato.
Tutto è cominciato quando ho analizzato nei dettagli una serie di interessanti graffiti all’interno della chiesa lucchese di San Michele in foro. Chi non lo sa, lo sappia ora, che sono un fanatico nella ricerca di antichi graffiti. Dietro di questi ho scoperto che spesso si cela un mondo poco conosciuto ed affascinante quasi quanto i grandi capolavori dell’arte.
Bene, nei graffiti di S. Michele, di origine indubbiamente comacina (un giorno finalmente farò un articolo specifico su questi graffiti), fra animali fantastici, pesci e figure geometriche, ho individuato alcuni ritratti.
Uno di questi per le fattezze e per la particolarità del cappuccio è da individuare come un maestro comacino. Il paragone va fatto per primo con l’indubbio autoritratto di Guidetto da Como. Questi infatti, come noto, fa bella mostra di se citandosi nel cartiglio che tiene in mano, nel pilastrino di fianco al campanile di S. Martino a Lucca. Se si paragona il profilo lievemente accennato sulla colonna di San Michele all’immagine di Guidetto troveremo le prime similitudini. A rafforzare ciò che affermo, è il particolare che differenzia i due copricapi. Quello di Guidetto ha sulla cuspide il giglio della purezza, simbolo che distingueva probabilmente la loro taglia o loggia. Si notino infatti i molti gigli che decorano la facciata della cattedrale e quelli che si trovano sulle colonne di San Michele.
Per avere comunque un’altra immagine ancora più nitida di questi maestri, ci dobbiamo trasferire a pochi chilometri da Lucca, cioè a Pisa.
Qui le taglie comacine lavorarono interrottamente per generazioni in quasi tutte le chiese locali. Tuttavia nel battistero, proprio di fronte alla maestosa cattedrale pisana, troviamo gli autoritrati di molti di questi, nei plutei della vasca ottagona battesimale. Questa viene attribuita al maestro Guido Bigarelli, con datazione 1250 grazie ad una iscrizione che venne ritovata al suo interno.
Che belle faccine contente! Qui per questioni di spazio non le pubblico tutte. Una di queste poi, anche se speculare, sembra proprio quella di San Michele a Lucca. Eccoli quindi i nostri amici Comacini ! Li abbiamo trovati e da oggi potremo salutarli riconoscenti per averci tramandato tanta bellezza e tanta sapienza.
G.
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Gentile Signore, sono lucchese e molto interessato al lavoro dei maestri Comacini nella mia città e nei dintorni (Capannori). Avrebbe da consigliarmi dei testi o degli studiosi (oltre a Lei, ovviamente!) per approfondire ed eventualmente organizzare un incontro in Lucca?
Grazie,
Gianni Nucci
Caro Gianni, per prima cosa la ringrazio per aver letto con interesse il breve articolo. Per quanto riguarda invece una bibliografia relativa all’attività dei maestri comacini a Lucca le segnalo due libri assai datati ma sicuramente validi per chi vi ha scritto e trattato il tema.
Il primo tratta della scultura medioevale lungo “le vie del marmo” fra toscana e liguria dal titolo: Niveo de marmore, curato da Enrico Castelnuovo, edizioni colombo 1992.
Il secondo tratta più specificamente dei maestri comacini in lucchesia: Dai maestri senza nome all’impresa dei Guidi di Gigetta Dalli Regoli.
Puo anche andare a cercare altri testi presso la bilioteca Ragghianti: carlo Ludovico Ragghianti è stato il primo studioso che ha dato l’avvio allo studio di queste maestranze di scultori, decoratori e architetti medioevali, lasciando molti alivi che hanno proseguito le sue ricerche fra i quali Antonino Caleca, Baracchini, e Maria Teresa Filieri. Buona ricerca e a presto risentirci spero.
Gabriele